Le parole sono importanti
Le parole sono importanti e si corre spesso il rischio di usarle come contenitori imperfetti, ignorando le sfumature, i sensi ulteriori, ciò che veramente si intende esprimere. Non è una cosa da poco. Le parole che si usano, quando si vuole davvero comunicare, non sono indifferenti. Sono importanti perché donano senso ai nostri discorsi e dunque occorre prestare attenzione al fatto che siano su misura, altrimenti soffocano i ragionamenti o, in senso opposto, li disperdono su radure troppo ampie. Non solo, comunicare è un processo sempre a rischio di inefficacia nella misura in cui deve essere capace di coniugare due istanze differenti: da un canto comunicare precisamente, utilizzando se è il caso termini specifici ed un discorrere che necessariamente non può dipanarsi in poche righe, dall’altro l’essere capiti, coltivando il più possibile la virtù della semplicità e dell’economicità, rischiando tuttavia di appiattire il discorso con l’utilizzo di un lessico inappropriato e mutilazioni alle parti del discorso più complesse.
Semplicità e completezza
Eppure occorre essere capaci e dedicarsi a sviluppare una comunicazione che sia capace di bilanciarsi adeguatamente rispetto a queste due direttrici: semplicità e completezza, chiarezza e profondità.
Sviluppare una comunicazione di tal guisa è importante non solo e non tanto per ciò che permette di ottenere nei confronti dell’interlocutore ma, soprattutto, perché rappresenta il portato visibile di una forma-pensiero articolata e potente. La mente, prima dei suoi prodotti – i pensieri, deve interessarci per come è capace di strutturarsi ed articolarsi. Nella pagine di questo sito dominano gli articoli che si propongono di spiegarti le cose per punti: quante volte hai letto: “10 modi per” o i “15 segreti di”? Un mucchio.
Fornirti una lista di aspetti da tenere in considerazione per migliorare in determinati aspetti è ad un tempo utile ed insoddisfacente. E’ utile perché è facilmente recepibile, sufficientemente chiaro e accattivante. E’ un metodo insoddisfacente perché finisce per fare ritenere che veramente tutto il reale, tutto ciò che esiste su un dato argomento, possa stare esattamente in quei punti. E’ riduttivo, perché può condurre a pensare che i punti rappresentino altrettanti scompartimenti, stagni, ed ignora le connessioni che esistono tra di essi, le reciproche interferenze, il fatto che l’uno sia concausa dell’altro. Molto di più: la narrazione a lista ignora il fatto che i punti non sono in fondo che le apparenze, i fenomeni che celano la causa, che è unitaria, per definizione.
Perché allora fare ricorso alle liste? Perché sono facili, chiare ed accattivanti. Esse sintetizzano e sono operativamente utili. Ma sono sintesi le quali, come sai se hai studiato un poco, funzionano solo se si dispone del quadro complessivo; funzionano – in altri termini – se sono dedotte, ed ingannano se si crede possano indurre il quadro generale.
Esse provano a rispondere al problema iniziale -coniugare semplicità e completezza – ma non lo risolvono. Anzi, nella misura in cui rispondono, allontanano dalla ricerca della soluzione vera che è, e lo dico sottovoce, conoscere la verità. La verità, in fondo, è l’unica cosa che conta ed è, in fondo, l’unico obiettivo che compete all’uomo.
Le parole sono importanti… Se solo tutti lo capissimo…